Quando sentiamo parlare di musica digitale pensiamo sempre a qualcosa molto recente, in realtà la musica digitale per come la conosciamo noi, trascurando i primi esperimenti pionieristici risalenti agli anni ’50, ha ormai quasi quarant’anni!
L’impatto che questa innovazione ha avuto sull’intero settore musicale e sul modo di fruire la musica è stato sempre più dirompente.
Indice
In principio fu il Compact Disc
Si può far coincidere l’inizio dell’era della musica digitale con l’avvento del compact disc, nei primi anni ’80 del secolo scorso. Una vera e propria rivoluzione che introdusse capacità che oggi ci sembrano scontate ad esempio: “skippare” le tracce, andare dal brano 1 al brano 10 con il tocco di un tasto, gestire la riproduzione con un telecomando, stando seduti. A questi vanno aggiunti benefici “tecnici” come la totale assenza di setup che invece è imprescindibile su un giradischi, totale assenza di usura delle testine e soprattutto dei supporti audio stessi. È chiaro, il CD si rovina facilmente se non adeguatamente maneggiato, tuttavia la sua riproduzione non fa decadere la qualità con il passare del tempo. Al contrario, il vinile e la musicassetta ad ogni riproduzione vanno incontro ad un progressivo degradamento fisico del supporto.
Chiaramente ci sono anche dei lati negativi, le tecnologie dell’epoca non consentivano frequenze di campionamento e risoluzione superiori all’ormai celebre binomio 44.100Hz /16Bit, universalmente noto come “Qualità CD”. Oggi sappiamo che questi parametri sono appena sufficienti per poter “gustare” al meglio la musica.
Il nuovo millennio, la musica compressa, e il p2p
La successiva evoluzione della musica digitale, fu la possibilità di archiviare in poco spazio sul PC il contenuto di un CD Audio, è la distillazione della cosiddetta Musica Liquida. Questa operazione, detta compressione, divenne popolare con l’avvento di un formato di codifica: l’mp3. Mediante una compressione, oggi assolutamente discutibile, in cui venivano deliberatamente eliminate intere porzioni di spettro, era possibile copiare un intero CD Audio da 650/700Mb a qualche decina di Megabyte. All’epoca gli Hard Disk avevano la capacità di una attuale chiavetta USB, spesso anche meno! Oggi per fortuna sappiamo i danni che gli mp3 causano alla musica, e abbiamo a disposizione i formati di compressione senza perdita di dati (Lossless), come il FLAC, che garantiscono una resa sonora pari a quella di un CD, e consentono inoltre di superare i fatidici 44.1kHz/16 Bit, arrivando a frequenze di 196kHz/24Bit, la cosiddetta musica Hi-Res. A tal proposito ti consiglio di leggere il nostro articolo su come ascoltare bene la musica dal pc.
In assenza di distillerie legali di Musica Liquida, proliferarono quelle clandestine, proprio come negli USA durante il proibizionismo! Tutto iniziò con Napster, dove in 5-7 giorni riuscivi a scaricarti un intero album. Successivamente arrivarono WinMx, eMule, e tanti altri ormai defunti.
La musica in streaming
Fra azioni legali da parte di band ed etichette, server sequestrati ogni mese in mezzo mondo, ed altre amenità, a qualcuno venne in mente di assecondare questa richiesta di musica gratis, ed inventò lo streaming!
La molla che ha scompigliato nuovamente le carte in tavola è stata la disponibilità di connessioni internet sempre più veloci, non solo per le utenze “fisse” ma anche sui dispositivi mobili. Soprattutto su questi ultimi si è giocata la battaglia decisiva: le connessioni internet dapprima in 3G e successivamente in 4G, unitamente a piani tariffari sempre più convenienti, hanno reso estremamente facile l’ascolto di musica in streaming. Il principale protagonista di questa “terza rivoluzione digitale” è certamente Spotify, tuttavia nel tempo si sono aggiunti diversi “competitor”: Amazon Music, Tidal, Deezer, Qobuz, Youtube Music. I servizi di musica in streaming sono ormai tanti, per farvi un’idea delle principali caratteristiche, confrontare i prezzi e la qualità audio di ognuno di essi potete leggere questa guida ai servizi di musica in streaming.
Vantaggi e Svantaggi della musica in streaming
I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti: praticità e vastità di scelta. I lati negativi non sono tuttavia da sottovalutare: innanzitutto la qualità audio, che spesso lascia a desiderare, e successivamente l’aspetto legato ai compensi degli artisti, che sono davvero bassissimi.
L’impatto sulla produzione musicale
L’impatto della musica digitale sul comparto della produzione musicale (studi di registrazione, produttori, tecnici) è stato anch’esso ambivalente.
Da un lato una notevole semplificazione (e risparmio) dell’intero processo produttivo ha portato notevoli vantaggi per gli studi di registrazione, basti pensare a quanto era laborioso il montaggio con i nastri analogici, e quanto fossero ingombranti e costosi i registratori a nastro (e i nastri stessi!); dall’altro oggi registrare un brano è alla portata di chiunque abbia la buona volontà di studiare un po’ le tecniche di registrazione e di missaggio. Inutile dire che i piccoli studi sono in crisi ormai da diversi anni, mentre i grandi studi hanno incassi più che dimezzati.
Come ogni innovazione che si rispetti, la musica digitale ha portato ad una netta scissione fra il “prima” e il “dopo” e come la storia evolutiva dell’uomo e dell’intera natura ci insegna: non sopravvive il più forte ma chi si adatta alle nuove condizioni e trova il modo di sfruttarle a suo vantaggio.